L’innovazione è un mantra ambiguo: è nuovo ciò che non c’è mai stato o ciò che (finalmente) determina un successo formativo? (in effetti, “riuscire” ad apprendere è abbastanza innovativo). Se funziona, in sostanza, è già “nuovo”, nel senso che resta attuale, anche se non passa da una metodologia/strumentazione “nuova”. E poi, lasciando il concreto funzionalismo e tornando per un attimo all’astratta pedagogia, chi determina realmente innovazione e successo? Il mittente, il medium o il destinatario?
Ermanno Mazza ha detto, a proposito di educazione e apprendimento “Non siamo noi a cambiare gli altri. Gli altri si cambiano da soli, se vogliono, se ne ravvisano la convenienza o l’opportunità. Noi diamo loro eventualmente qualche forma di ispirazione”.
Mentre si spendono soldi per le aule immersive, l’investimento più proficuo apparirebbe la libertà altrui.